giovedì 28 maggio 2015

Voi, Milano e ciascuno di voi/Partecipante n° 3: Pinco

Carissimi voi tutti, ecco che quest’oggi torniamo a dedicarci al nostro coinvolgente giocone Voi, Milano e ciascuno di voi, anche colloquialmente detto Il giuoco delle 5 domande. Per questa terza, gloriosa ed emozionante puntata siamo andati a scoglionare una celebrity del bloggo: proprio lui, il Pinco unico commentatore (lo pago per farlo), il quale si rivela pertanto essere non uno sconosciuto, misterioso navigante intrigato dal mio sagace stile di scrittura (prego?) bensì un fidanzato pietoso, e uso ‘fidanzato’, termine che mi riesce francamente imbarazzante, proprio per accentuare il patetico della situazione.
Comunque Pinco io ti voglio proprio benone anzi di più, grazie mille per esserti prestato a tutto ciò!

Ma insomma, chi è poi questo Pinco?
Non è un milanese. I lettori attenti del bloggo (lettori?) sapranno già essere un romano. Ma proprio romano de Roma. Il fatto che si tratti d’un non-milanese fa sì che le sue risposte siano ancora più interessanti, proprio per capire cosa, della nostra città, colpisce chi è abituato ai fasti e alla grandiosità di una città sublime come la Capitale. Che potrà pensare un suo abitante, per di più grande conoscitore della sua città, di questa caccola grigia che prende il nome di Milano?
Ma non solo. Soppesare le sue risposte consente sì di capire come un romano ‘vede’ Milano, ma anche come un milanese presenta la propria città. La cosa si fa dunque doppiamente intrigante, andando a generare un gioco prismatico dalle mille sfaccettature, un poliedro dagli innumerevoli lati, perfetto insomma per chi, come me, non ha ancora capito come calcolare l’area di un triangolo equilatero.

Ma che altro dire su Pinco? Il poco, davvero poco che c'è da dire quando si parla del proprio compagno. Che poi è poco perché, semplicemente, è tutto.
È un ragazzo, un giovane uomo dolce, generoso, compagno. È la persona più distratta e più attenta che io conosca. Per realizzare i miei sogni è riuscito addirittura a far giungere da oltreoceano un quokka, tutto per me (di pezza, amici del wwf, nessun contrabbando illegale d’animali esotici, tranqui! – piuttosto preoccupatevi del fatto che una persona di 29 anni abbia come sogno quello di possedere un quokka di peluche). Accumulatore di monete nelle tasche, che spesso semina senza accorgersene per terra, negli insidiosi spazi tra i sedili della macchina, sotto al letto, dietro agli armadi. Bevitore di caffè (l'avevo detto che è il mio uomo!), dipendente da Evernote, lavoratore operoso,  meticoloso archivista: riuscirebbe a creare fogli di lavoro su qualsiasi argomento. Ve lo giuro.
È inoltre il mio personalissimo tour guide in Rome, città che nonostante la sua sconfinata grandezza e l’infinità di cose, luoghi, segreti che reca in sé, inizio meravigliosamente a conoscere. Ad averne cognizione, e solo grazie a lui. Superlettore di libri spesso dalla mole spaventosa, pasticcere sorprendente, persona curiosa, giocosa, buona. Ironica. Autoironica. Colta. E con la barba, aggiungerei, che non è un dettaglio da poco. Eppoi è lui che mi ha regalato Q, condannandomi a mesi e mesi di lettura senza capire 'na mazza del plot.

Insomma, non siete curiosi di conoscere le sue cinque risposte? Ecco quindi i luoghi più significativi e beddi della nostra città secondo Pinco!

1.
Il luogo preferito

Contrariamente a quanto crede l’interessato, questa grafia l'è propri caruccia!

Il luogo di Milano che preferisco è il Portello, con annessi e connessi. Lo so, lo so è un tempio del capitalismo, ma è anche il luogo che quando sono a Milano mi fa da casa, o almeno da salotto e da cucina. È inoltre il posto in cui il quartiere vive, s'incontra e dov’è che una città è vera se non nei luoghi in cui le vite che la compongono s'intersecano? E poi per essere quello che è, non è affatto male. Che dire poi del suo parco meraviglioso e "filosofico" in cui ho passato tanti bei momenti? Insomma, io al Portello ci sto come un topo nel formaggio.

2.
Il luogo del coeur
La risposta è semplice da trovare, ma non è semplice da esporre. Il luogo in questione non può che essere il parco della Guastalla. È il luogo che ha visto cambiare la mia vita perché li ho conosciuto veramente e mi sono legato definitivamente ad un'altra vita, meravigliosa, che mi ha accolto nella sua, e non saprei che altro dire perché qualsiasi cosa dica non sarà mai abbastanza per descrivere la gratitudine verso questo parco semplice, antico e galeotto.

3.
Il pezzo da novanta/1
Sarà banale, sarà il luogo più turistico di Milano ma il Duomo è il Duomo. Ogni volta che ne effettuo il periplo trovo nuovi dettagli e come potrebbe essere diversamente... sono infiniti. Infinite guglie, rosoni, statue, cariatidi, cose... insomma è un gran bel colpo d'occhio. Non so se lo porterei proprio davanti casa, un po' troppi piccioni e giapponesi, però abbastanza vicino da andarlo a vedere frequentemente per trovare un nuovo dettaglio, conscio che ne troverò sempre uno nuovo.

Il pezzo da novanta/2
Il luogo che più di tutti traslocherei nel mio quartiere è la Certosa di Garegnano per due ragioni. La prima è che è proprio bella; ma lasciando da parte questo giudizio estetico articolato e profondamente pregnante passiamo alla seconda ragione. È un luogo che si adatta bene ad una periferia, o meglio, lascia stupefatti trovare una simile bellezza in periferia (e infatti era candidabile anche per la domanda n°4) ma superato lo stupore è quasi naturale immaginarsela immersa nella luce di una bella domenica mattina incastonata nell'atmosfera del piccolo borgo, o piccola borgata nel mio caso. Insomma è un luogo che richiama il senso di comunità. E poi la sua magnifica conservazione, forse dovuta a un buon restauro, non so, la fa sembrare quasi moderna, pardon contemporanea, forse eterna.

4.
Il luogo più sbalorditivo
"Ma cosa... come... aspetta un momento ". Più o meno sono queste le parole che ho bofonchiato una volta messo, a tradimento,  di fronte a quella presa per il... a quel raggiro illusionistico- prospettico che è la finta abside del vero altare del Bramante nella chiesa di Santa Maria presso San Satiro. Insomma io che venivo da una città barocca sono rimasto stupito da questo gioiellino del rinascimento lombardo che anticipa di parecchio i lazzi architettonici del barocco.

5.
L’itinerario che suggerisci
Non ricordo i nomi delle strade e stradine che ho percorso, a dire il vero non ricordo nemmeno da dove sono partito, ma ricordo una bella passeggiata per arrivare all'Università degli Studi di Milano. La monumentalità della Ca' Granda mi ha molto stupito, al pari della sua bellezza. Un'istituzione accademica che tuttavia non ha nei suoi edifici un tono severo, ma l'accogliente armonie di forme rinascimentali. I suoi cortili devono essere qualcosa di magnifico, peccato che chi li percorre sarà probabilmente percorso dall'ansia da prestazione, poco propenso a godere di tanta bellezza. Inoltre davanti al cancello c'è un bel parchetto, con delle panchine, e anche lì ho passato dei bei momenti.

***

Dunque dunque, come volevasi dimostrare, la provenienza romana ha costituito una lente forte attraverso cui guardare la città di Milano. Innanzitutto, balza all’occhio la sensibilità per le forme rinascimentali (“Il senso di Pinco per il Rinascimento”, ahah), epoca di cui poca traccia stilistica si conserva in Roma, espunta dagli artifici barocchi architettati in gloria dei pontefici e delle loro famiglie, e realizzati, va detto, con scarsissimo senso della conservazione storica. Ecco quindi citati Santa Maria presso San Satiro (impagabile la sua espressione la prima volta che ce lo portai!) e la Certosa, le quali si beccano così due nominesciòn, da parte di Pinco e del mi babbo. E proprio parlando della bella Certosa di Garegnano, esce fori il termine borgata, che potrebbe essere considerato banalmente un sinonimo di quartiere, ma per i romani la borgata è un’altra cosa, un concetto ancora più forte, legato proprio al senso di comunità – che questa chiesa periferica sembra dunque ispirargli.
La passeggiata migliore è per Pinco quella attorno all’Università Statale (anche questo esempio egregio di rinascimentalità), evidentemente dimentico che la sua donna ha lì vanamente lasciato un rene, parecchi dobloni e a cui deve i suoi precoci capelli bianchi. Però fischia se la Cà Granda è bella. Ricordo anch’io quella passeggiata, e pure il passo di tango improvvisato nel chiostro. Del resto l’università serve a questo, a farci i scemi, mica, chessò, a darci esami.
E tornando alle chiese, il Dom; eh, non è facile essere indifferenti al suo fascino in effetti. E poi la Guastalla: il bloggo sigilla così questo doppio, prezioso ricordo, il mio e il suo, di alcuni momenti molto, molto emozionantelli.

Ma in ultimo: numideddeo, il Portello!
Ok, ora, ciò che potrebbe sembrare un fallimento della mia opera ciceroniana in Milano è invece una vittoria. E cercherò di dimostrarvelo con i miei consueti funambolismi dialettici ehehehe. Anzitutto, si tratta d’un luogo nuovo della città – che meriterebbe un post tutto per sé, e così sarà (vi ricordo comunque che già qui si parla del suo parco) – e che rappresenta forse davvero l’esempio più egregio di trasformazione urbana di Milano, città che è precipuamente, costituzionalmente cangiante. È vero, ci han fatto un centro commerciale… ma non solo. Eppoi prima c’era un rudere industriale. Per me è un luogo del cuore, anche questo, un luogo peraltro del mio quotidiano, e quindi non posso che essere felice e pure commossa se, oltre che mio, è divenuto un luogo anche suo. Anche di Pinco. Nonostante la sua lontananza, un luogo anche del suo ‘quotidiano’. Il suo preferito in Milano, addirittura. Un luogo nostro insomma… e di certo non è poco.

Pinco, grazie infinite per il tuo bellissimo contributo! E per molte altre cose…

Lettori del bloggo, fatevi avanti! Qui le domande e qui la sagomina da compilare, che aspettate? Noi non aspettiamo altro che poter scoprire i cinque punti cardinali milanesi del vostro cuore. Daje!

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